Virginia, 1961. In una società devastata dal razzismo e dalla segregazione razziale, tre donne di colore scrivono la storia della Nasa. Non sarà certo il colore della pelle a intimorirle o fermarle.
L’aspetto che colpisce maggiormente è il modo in cui le tre protagoniste affrontano la negazione dei loro diritti a causa delle leggi razziali e il disprezzo da parte dei colleghi “bianchi”.
“Agite nel giusto e sarete nel giusto”-detto da Katherine alle sue figlie- è il motto che spiega la lotta pacifica portata avanti con la perseveranza e la volontà di chi crede in se stesso e nei propri valori.
Tra tutti i film che trattano l’argomento della segregazione razziale, “Il diritto di contare” dimostra come le grandi vittorie non si ottengono solamente nel campo di battaglia, ma attraverso azioni quotidiane e persistenti di donne comuni (seppur particolarmente dotate) madri e mogli.
È la straordinaria forza e l’autocontrollo, abbinati ad un’intelligenza eccezionale che porteranno le protagoniste a scalare la ripida montagna dei pregiudizi e ad assaporare la conquista del riconoscimento della propria dignità.
Invece di sottolineare la drammaticità di certe situazioni, la scelta di musiche soul-jazz contribuisce a sdrammatizzare le scene senza però sminuire l’importanza e la serietà degli eventi.
A completare una “full immersion” negli anni Sessanta è la presenza di riprese originali riguardanti le prime missioni nello spazio e gli storici decolli dei razzi, simboli dell’impresa statunitense nella corsa allo spazio.
La pellicola narra una storia del tutto sconosciuta e sorprendente che testimonia il coraggio e la determinazione di un popolo che ha saputo lottare in tanti modi diversi, nel quotidiano e in piazza, per la conquista dei propri diritti di uguaglianza e pari opportunità cambiando una realtà in cui, ancora oggi, le differenze ci spaventano.